La morte di Marco Pannella
Con tutta la simpatia e la stima per uno che distribuisce il marocchino 00 davanti all’Hotel Plaza, non posso sopportare l’ipocrisia, quanto meno l’idiozia post-moderna e figuriamoci il #Giornalarismo.
Marco Pannella non é uno dei padri costituenti, non é responsabile delle leggi su aborto, divorzio e sull’eutanasia per le forme di vita che albergavano il suo cuoio capelluto.
Avrei voluto poter dire a Marco Pannella, probabilmente, purtroppo o per fortuna, una cosa che sono l’unico della mia generazione a pensare. Le leggi sull’aborto e sul divorzio, pur non rappresentando la legalizzazione di un crimine e la corruzione dell’identità culturale di questo paese, hanno consegnato alla mia generazione un paese che non cresce più da nessun punto di vista, ne numerico, ne economico, ne culturale. Soprattutto un paese in cui la politica è morta!
Chissà se mai qualcuno tirerà fuori che, probabilmente, durante la guerra, faceva il “mestiere” insieme a Licio Gelli. Per il poco che ho avuto la fortuna di studiare, Marco Pannella é uno dei responsabili e dei sopravvissuti alla morte del sistema proporzionale. Di fronte ad un paese che dal ’68 non ha visto terminare una sola legislatura senza scioglimento anticipato delle camere, i radicali hanno occupato posti in parlamento, votato contro le leggi sul finanziamento pubblico ai partiti (concedendosi il lusso di incassarlo) e vestito i panni della Valle d’Aosta del parlamento italiano negli ultimi 50 anni di cronaca.
Una vita, la storia del partito radicale italiano
Insomma Marco Pannella, dal punto di vista politico, é una vera e propria allegoria del riscatto della minoranza. Ma rispetto alla storia d’Italia, che la nostra generazione sta vedendo scrivere, non rappresenta altro che il minimo sindacale del principio di rappresentanza.
E per questo é singolare apprendere la notizia della sua morte quando viviamo in un epoca in cui non é più possibile votare il proprio rappresentante in parlamento. Ecco, Pannella e i radicali, (entrambi simulacri di se stessi) hanno una precisa responsabilità verso la nostra generazione, che oggi viene offuscata, grazie al potere dei media di massa, dalla cronaca delle grandi battaglie e conquiste degli eterni professionisti della lista “impepata” all’italiana.
Certo, accanto a loro ci sono nomi ben più altisonanti, che pur avendo la responsabilità primaria, dettata dalla funzione di governo, sono sfuggiti ad un processo politico grazie al proliferare di quelli penali. Ma vedere Pannella sfuggirvi grazie alla pochezza dei giornalisti e intellettuali attualmente in “carica”, per uno che non ha mai potuto votare con una minima convinzione nell’investimento della rappresentanza, diciamocelo, é veramente il colmo.
Pannella era un uomo di una simpatia unica, un mostro della radio, un grandissimo comunicatore! Uno che va a La Zanzara e distrugge lo studio. La vera sintesi del personaggio storico Marco Pannella sta nel blob che riproduce una sua “pernacchia” che segue alla frase “Oooh scusa! Ho dimenticato di dirti ‘na cosa!”. E nel suo confronto indegno con quella del maestro De Filippo, nei panni di Don Ersilio Miccio, in un vecchio film di De Sica, sta la tragedia culturale di questo paese.
Insomma riposi veramente in pace Marco Pannella, ma non raccontate alla mia generazione che si tratta di uno degli eroi di questo paese. Chiedo solamente rispetto per la mia paura e vergogna nell’inserire nella stessa frase le parole “Pannella” e “Politica”.
P.S.
A tutti i professionisti dell’etica sociale, vorrei ricordare che Pannella ha portato a casa il fior fiore dei vitalizi, senza neanche il bisogno di votare a favore delle leggi che hanno creato i privilegi dell’attuale classe politica. E come ciliegina sulla torta, aggiungerei che la prima volta che ho esercitato il diritto di voto e mi si è chiesto di scegliere fra Berlusconi e Rutelli, ascoltando Montanelli, mi sono “turato il naso” e ho votato per i radicali.